Il decadimento della classe politica

Tra le tante cose dette, durante la campagna per il referendum sulla Costituzione, una mi ha particolarmente colpito, e ritengo utile riproporla per una riflessione più generale. E’ la risposta di Raniero La Valle ad una domanda del giornalista Francesco De Carlo, pubblicata su Megachip del 26 maggio, in cui gli chiede come sia possibile che una comunità che ha saputo costruire in un percorso difficile ma con pregevoli risultati una Costituzione come quella che ci ha accompagnato negli ultimi decenni, consenta a Calderoni, Nania e agli altri “saggi” di Lorenzago di rovesciarla in modo così radicale. E Raniero La Valle risponde:
“È una chiara testimonianza di due tendenze in atto: un decadimento della classe politica e una restaurazione. La politica non è più l’arena in cui si confrontano le diverse proposte per la gestione del bene comune, ma è solo un mezzo per il raggiungimento e la conservazione del potere. Forse il termine decadimento non è calzante, perché indica un processo naturale: siamo di fronte invece a una sovversione dottrinale, oltre che etica. Quello del ’48 non è stato, come alcuni hanno affermato, un compromesso istituzionale: tutte le culture, la cattolica, la liberale e la comunista, che hanno steso la Carta si riconoscevano in tutta la Carta , non in una sola parte. Fu possibile perché tutte e tre le culture si identificavano nella scelta della democrazia e dell’antifascismo, nella scelta della pace e del ripudio della guerra, nella scelta del primato del lavoro, inteso come l’opera della mente e della mano dell’uomo. Nania e Calderoli fanno parte delle culture che sono state escluse da quel processo. E per di più non si riconoscono nella democrazia parlamentare e nell’antifascismo, nella pace internazionale e nella salvaguardia del lavoro. Lo hanno dimostrato con i fatti”.
Ritengo che su tali considerazioni, sia opportuno aprire un dibattito. Chiamare a raccolta i “pensatori” di tutti gli schieramenti e di tutte le culture politiche. Sono questioni dirimenti, per poter riaprire un confronto sereno e lungimirante sul futuro della nostra convivenza civile.

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