Il Resto del Carlino: De Marchi ora tocca i fili dell'alta tensione politica

Il candidato sindaco del terzo polo lancia un attacco frontale ai cosiddetti poteri forti e al modo in cui influenzano la politica: ecco l'elenco. E Darpetti rinforza: “Si rischia un’alleanza tra grandi imprese, politica e massoneria”

Fano, 2 aprilie 2009 – “I poteri politici hanno perso il loro ruolo di mediazione e di aiuto al territorio e sono diventati fini a se stessi, con l’unico obiettivo di controllare il consenso. Per questo sono strumenti nelle mani dei poteri forti”. Bene Comune e il candidato sindaco del terzo polo Carlo De Marchi (Bene comune e Fano a 5 stelle e cioè i grillini) tornano all’attacco sul ruolo dei poteri forti a Fano e sul controllo che esercitano nella politica.

Innanzitutto De Marchi individua i poteri forti: “Banche, fondazioni, grandi imprese e perfino i sindacati quando vanno oltre il loro ruolo istituzionale”. “Penso — aggiunge De Marchi — che sia necessario avere il coraggio di fare scelte trasparenti, magari mettendosi in gioco in prima persona perché altrimenti ci sarà sempre chi 'conta', chi esprime 'pareri influenti' e chi invece — mi riferisco alla povera gente — non ha nessuna possibilità di far valere la propria opinione e deve perfino subire le decisioni prese da altri”.

Porta degli esempi concreti Gabriele Darpetti: “A Fano rischia di ripetersi quello che è successo a Pesaro negli anni Ottanta: un’alleanza tra grandi imprese, politica e massoneria che ha ingabbiato la città e coinvolti tutti i partiti, ognuno con la sua impresa di riferimento”. Ci sarà pure qualche imprenditore illuminato? “Certo che nella nostra storia ci sono stati esempi — risponde De Marchi — di imprenditori e politici nazionali cosiddetti illuminati: mi vengono in mente Olivetti e il sindaco di Firenze Giorgio La Pira”.

A livello locale? “Purtroppo — risponde Darpetti — oltre a Montanari, che ha realizzato per la città di Fano un investimento di grande responsabilità sociale, non me ne vengono in mente altri. Ci sono imprenditori che intervengono con 30-40-50 mila euro — che per un imprenditore sono niente — e poi pretendono molto, soprattutto nella fase di pianificazione territoriale. Faccio alcuni esempi: l’ospedale unico o il nuovo stadio, ci fanno credere che siano opere necessarie per la salvaguardia della salute pubblica o per lo sport”.

“La verità è che creando nuove strutture si liberano quelle vecchie che diventeranno edificabili, nel cuore della città. Altro esempio riguarda la caserma Paolini: l’amministrazione tra acquisto, ristrutturazione e altro deve recuperare 106 milioni di euro e come li recupera? Mettendo in vendita terreni e fabbricati che diventeranno edificabili. Non mi stupirei se nel Sant’Arcangelo si facessero appartamenti”.

E le banchee le fondazioni? “Basta guardare — commenta Darpetti — i nomi degli imprenditori che siedono nei loro consigli d’amministrazione. C’è poi la massoneria dove i più rappresentati sono i professionisti. Come vede imprese, finanza e professionisti con i partiti che sono diventati deboli perché non sono più movimenti di massa come un tempo”. Secondo Bene Comune, il cerchio si spezza solo “con il contributo di quei cittadini che voglio essere liberi” e con l’impegno delle liste civiche che “non dipendono da nessuno”.

“Noi non abbiamo mai avuto imprenditori disposti a sostenerci e anche se ci fossero stati avremmo posto loro la condizione dell’assoluta libertà”. Un attacco su più fronti quello della lista guidata da Bene Comune e Fano a 5 stelle che non mancherà di sollevare discussioni perché i punti toccati fanno parte della serie “chi tocca i fili muore”. E sia De Marchi che Darpetti li hanno toccati tutti.

Anna Marchetti

Fonte: Il Resto del Carlino -

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