La governace di Fabio Tombari

Bene Comune ha giudicato positivamente l’effettuazione di un consiglio comunale monografico sull’investimento che la Fondazione Carifano ha fatto in Banca delle Marche.

Ciò in ossequio ad un principio di trasparenza sulle sorti della città ma anche ad un “dare conto” del destino di quello che ci hanno lasciato le precedenti generazioni: un patrimonio di 161 milioni di euro proveniente da un istituto, la Carifano, prosperato per  quasi due secoli grazie al risparmio della cittadinanza. L’attenzione  è dovuta anche alla rilevanza di tale patrimonio che, sulla base delle notizie che emergono, rischia di non essere più integro, perché dovrà essere decurtato dalle perdite che la Fondazione sarà chiamata a registrare.

Bene Comune ha  apprezzato la presenza di Fabio Tombari  in consiglio comunale, ma non altrettanto, le motivazioni da lui espresse per giustificare l’investimento azionario in Banca delle Marche. Tantomeno la sua rivendicazione dell’”AUTONOMIA” della Fondazione che deve rispondere solo al Ministero dell’Economia e delle Finanze che ne ha la vigilanza. Affermazione ineccepibile da un punto di vista formale, sulla base dello statuto,  ma assolutamente contestabile nella sostanza perché il patrimonio della Fondazione nasce dal territorio ed  i suoi abitanti, i cittadini in carne ed ossa, hanno il diritto di giudicare una “governance” che non è riuscita a tutelarne l’integrità. In consiglio comunale la perdita è stata quantificata  in 31 milioni di euro. E’ una cifra ovviamente solo indicativa e non definitiva perché derivante dall’andamento della banca oggetto di investimento.

Cosa contestiamo alla “governance” di Fabio Tombari?  Una INOSSERVANZA DEL PRINCIPIO DELLA PRUDENZA. Principio cardine per la conservazione del patrimonio suggellato nei documenti della Fondazione e da ultimo dal suo  Programma Pluriennale di Attività. Una IMPRUDENZA che si è evidenziata più volte. Ripetendosi in 3 momenti, distanti tra loro, tutti volti ad accrescere l’ammontare di soldi investiti per comprare le azioni di Banca delle Marche: il 6.8.2009 28 milioni di euro per comprare il 2% di BdM; il 22.10.2010 altri 11,3 milioni di euro per comprarne l’1,3%;  infine 6,2 milioni di euro spesi per partecipare all’aumento di capitale nel periodo febbraio-giugno 2012.

Perché investimento IMPRUDENTE? Imprudente per vari motivi:

1)     Perché lo scambio di azioni di Banca delle Marche è stato sempre illiquido, ed oggi addirittura inesistente. La negoziazione è infatti tutta interna all’istituto e non in un mercato regolamentato. La vendita è possibile solo per piccoli lotti, quelli acquistabili da singoli privati, con grosso impatto sulle quotazioni del titolo. La vendita dell’investimento della Fondazione non può avvenire su tale mercato, che è solo un punto di riferimento. Potrà avvenire solo quando (a che prezzo?) si presenterà una controparte disponibile a fare un grosso acquisto perché crede nell’investimento. Diverso sarebbe stato un investimento in un mercato regolamentato come ad esempio quello dei titoli di stato,  che ha una quotazione in borsa, poca differenza tra prezzi di acquisto e prezzi di vendita e dove il disinvestimento di 45 milioni di euro non creerebbe ripercussioni sulle quotazioni;

2)     Perché, da alcuni anni, è consigliabile stare “sul breve” e non investire in maniera stabile in azioni, per definizione rischiose. Dal 2007 viviamo infatti una crisi finanziaria che ha assunto caratteri globali passando dalle attività finanziarie a quelle reali, dall’America all’Europa e all’Italia. Una crisi che ha ridotto la capitalizzazione di borsa, riducendo il valore delle azioni del sistema bancario (quindi perché investirvi?) e quelle delle imprese manifatturiere. In un contesto di attività economiche diventate più rischiose non è più prudente puntare su investimenti di breve scadenza e facilmente smobilizzabili?

3)     Gli stessi certificati di deposito od obbligazioni Banca delle Marche avrebbero reso molto di più perché da tempo quella banca ha problemi di liquidità e si è posta sul mercato della raccolta con tassi elevati. Come non soppesare adeguatamente tale segnale? Chi deve investire 120 milioni di euro, può trascurare ciò?

4)     Perché eccessivamente concentrato l’investimento in azioni Banca Marche non rispettando il principio del frazionamento del rischio. Tanti soldi, tutti investiti in una sola banca. E neanche la banca d’origine, la Carifano, che era stata totalmente venduta.  Ben l’86% delle “partecipazioni strategiche” possedute era investito in Banca delle Marche. Per di più in un contesto dove le “partecipazioni strategiche” sono significative, pari a 53 milioni ovvero il  33% del patrimonio aziendale.

5)     Di metodo perché si è, di fatto,  delegato ad altri cioè al giudizio di società di consulenza (Prometeia) e di revisori, e non a se stessi, la responsabilità dell’investimento (così in consiglio comunale). Ciò ci appare grave perché nel Bilancio 2012 si afferma che “tale investimento ha natura strategica e durevole”. Ciò auguriamo che vengano detti i motivi di tale fiducia;

6)     Perché l’investimento è stato effettuato non solo senza l’acquisizione di informazioni “di prima mano” sulla qualità dell’azione (doverosi per l’ammontare dell’investimento), ma neanche si è valutato il contenuto dei documenti che la Banca forniva al mercato. Difatti nel luglio 2011 veniva approvato il piano industriale 2011-2013 volto a porre rimedio a due debolezze strutturali di Banca Marche: la liquidità ed il patrimonio. Livelli da raggiungere per soddisfare nel tempo i vincolanti criteri di Basilea 3.

7)     Infine per valutare la convenienza o meno dell’aumento di capitale del 2012 bastava leggere le 290 pagine del Prospetto Informativo depositato in Consob il 6.2.2012 e non basarsi sulla  paginetta con la valutazione da parte della società di consulenza Prometeia. Prospetto Informativo reso disponibile al mercato finanziario con la pubblicazione sul sito di Banca Marche, ove è tutt’ora. In particolare si poteva leggere pagina 134 ove le debolezze della banca venivano doverosamente esposte. In varie parti emerge il problema della liquidità per l’ammontare degli impieghi  superiore alla raccolta, per l’indebitamento interbancario netto crescente da anni, per il ricorso notevole al rifinanziamento della BCE. Ed emerge l’aumento notevole della rischiosità dei prestiti per le sofferenze superiori a quelle del sistema. Sofferenze inoltre non coperte da adeguati accantonamenti. Quindi per la loro copertura sarebbe stato necessario ricorrere al patrimonio. Cosa che è infatti avvenuta nel bilancio 2012 e nella semestrale 2013.

A noi sembra che questi elementi avrebbero dovuto consigliare prudenza. Purtroppo i fatti di oggi avvalorano la nostra valutazione. Certo alcune cose sono emerse in Consiglio Comunale. Ma non tutte. Molti consiglieri sono rimasti soddisfatti delle spiegazioni ricevute, hanno giudicato superflua una ulteriore informativa. E così è stata ritirata, dal consigliere Cicerchia, la sua mozione. Emergeva la  soddisfazione di varie forze politiche. D’altra parte Fabio Tombari aveva assicurato la discussione il prossimo mese di ottobre nella tradizionale Assemblea dei soci.

Noi, invece, siamo convinti che la perdita di Banca Marche sia durevole e che abbia eroso per sempre il patrimonio della Fondazione. La nostra richiesta è che in quella Assemblea si discuta della mozione Cicerchia e dei precedenti 7 punti (mancata prudenza dell’investimento).

Ne ha diritto la città di Fano ed il circondario di Carifano.

 

 

 


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