Aguzzi e i barboni

Qualche giorno fa anche il Nuovo Amico, settimanale della nostra diocesi, aveva avuto modo di stigmatizzare l’iniziativa del Sindaco di Firenze sui lavavetri scrivendo, con efficace ironia “Si comincia a fare sul serio. In poco tempo tutte le cose che non vanno nel nostro Paese, nella nostra bella Italia, saranno rimosse. Si comincia da uno dei problemi più gravi: l’articolo 650 del codice penale punirà severamente tutti coloro che si permettono di lavare i vetri delle auto ferme ai semafori rossi, anche se non c’è nessun reato, né per la giustizia, né per l’igiene, né per la sicurezza”. Poteva stare con le mani in mano un Sindaco ex comunista ora di destra, scavalcato a destra proprio sulla questione della sicurezza? Certamente no. E così il Sindaco di Fano Stefano Aguzzi ha pensato bene di emettere un’ordinanza, chiamata “Barboni”, nella quale, premettendo che il decoro della città è minacciato da “persone e cani” (si, ha scritto proprio così, persone e cani assieme) che bivaccano e pernottano in alcuni spazi pubblici della città e lì lasciano escrementi, che in tal modo i turisti non possono fruire delle bellezze della città e si allontanano (ecco spiegato il motivo del calo dei turisti a Fano con questa giunta), che addirittura una persona di queste era malata di malattia contagiosa (perché non riaprire a Fano un lazzaretto di manzoniana memoria, dove collocare questi pericolosissimi individui?), si dispone di allontanare i barboni per impedire loro di deteriorare, con la loro presenza, il decoro del centro storico di Fano. Continuava Il Nuovo Amico nel suo articolo: “Sembra una barzelletta per dilettare i nostri quattro lettori. Si tratta invece di una realtà e, d’ora in poi, vedremo i nostri sindaci trasformarsi in sceriffi proprio, e soltanto, contro questi poveracci, perché si è scoperto che dietro a tutto questo c’è un racket che minaccia la sicurezza stessa dell’Italia”. Si, sembra davvero una barzelletta ma purtroppo è tutto vero: invece che affrontare sul piano sociale i problemi di alcune (meno di dieci) persone, fra loro anche cittadini fanesi, che sono senza fissa dimora, senza lavoro e privi di mezzi di sostentamento, il Sindaco li vuole togliere dalla vista dei benpensanti che potrebbero infastidirsi di fronte a tale scempio. In fondo, non dice il proverbio “occhio non vede cuore non duole”?
Che tristezza pensare alla Firenze del Sindaco La Pira (che le cronache raccontano tornasse tante volte nelle sue povere stanze al convento dei domenicani dove dimorava, privo del cappotto, lasciato per strada a qualche barbone che tremava dal freddo), vederla ridotta a cacciare via i lavavetri!
E che tristezza vedere la nostra città ridotta in queste condizioni, una città che ha dato vita a decine e decine di iniziative in campo sociale e sanitario, che ha un numero elevatissimo di associazioni di volontariato, che ha tanta gente che in silenzio accoglie e conforta, sostiene e incoraggia! In particolare la comunità cristiana ha dato vita a tante iniziative, l’ultima quella dell’Opera Padre Pio a S. Paterniano, che i barboni li accoglie e non li caccia, da loro un pasto, indumenti e una doccia e presto un letto senza aver ricevuto dal Comune la benché minima attenzione.
C’è davvero bisogno di quella “insurrezione della bontà” che l’Abbè Pierre chiedeva nel 1954 per accogliere i tanti poveri di Parigi che morivano di freddo e fame: i cristiani e le tante persone di buona volontà di Fano risponderanno così ad una iniziativa insipiente e ingiusta, moltiplicando accoglienza e solidarietà con chi è nel bisogno, passando magari una notte con loro, aprendo le proprie case e le proprie strutture a chi ha bisogno di calore e non di inutili azioni repressive.

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