Barboni e cani, l’ordinanza della vergogna

L’ordinanza del Sindaco che mette assieme barboni e cani, ed espelle entrambi dalla vista di cittadini e turisti, è al tempo stesso una vergogna etica e giuridica e il segno del disfacimento dei Servizi Sociali che la giunta Aguzzi ha prodotto in questi anni.

Il tutto nasce dal fatto che una singola persona, seguita e sostenuta da tre anni non dal Comune ma dall’Opera Padre Pio, negli ultimi tempi ha avuto un aggravamento dei suoi problemi sanitari e sociali. Un Sindaco capace avrebbe affrontato tale situazione su un piano sanitario e sociale: avrebbe messo attorno allo stesso tavolo il personale dei Servizi Sociali del Comune, quello dell’ASUR e i volontari delle associazioni che si occupano di barboni e senza fissa dimora (Opera Padre Pio, Casa Betania, Caritas) e avrebbe messo in un atto un intervento sanitario (eventualmente anche un Trattamento Sanitario Obbligatorio se questa persona può essere pericolosa per sè e per gli altri) e un intervento sociale di sostegno economico, psicologico e umano, cercando di riallacciare i legami familiari con i parenti in Germania. Ma l’assessore Delvecchio, in risposta ad una mia interrogazione che chiedeva la riattivazione delle consulte sociali comunali, ha detto che non servono perché l’amministrazione comunale è in contatto quotidiano con le associazioni sociali. Evidentemente non è così, visto che né l’Opera Padre Pio, né Casa Betania né la Caritas erano state convocate per affrontare il problema. La verità è che i Servizi Sociali di Fano sono stati talmente ridotti in macerie da questa giunta che ormai non sono più capaci di interventi neppure su una singola persona, al punto che il Sindaco affronta con un’ordinanza di ordine pubblico quello che è un problema sanitario e sociale di una singola persona. Tutto ciò perché la giunta Aguzzi in questi anni ha sistematicamente scaricato sul volontariato le sue incapacità: basti pensare alle tante persone che si presentano al Comune per un sostegno economico e sociale e che sono ormai sistematicamente dirottate verso la Caritas o verso le altre associazioni di volontariato.

Come lo stesso Delvecchio ammette, il contributo di 10 mila Euro all'Opera Padre Pio è riferito all'anno 2008: dunque restano confermati i dati da me forniti, e cioè che per il 2009 il Comune eroga all'Opera Padre Pio solamente 11 mila Euro.
Ai tempi in cui ero assessore, 1995-1999, l'Opera Padre Pio non esisteva. Fu aperta grazie anche al mio contributo verso la fine del mio mandato. Se il contributo che io davo all'Opera Padre Pio era di 2500 Euro, come ha dichiarato lo stesso Delvecchio, va considerato enorme in quanto allora l'Opera Padre Pio erogava allora solo pasti, meno di 1000 all'anno, mentre oggi eroga più di 30 mila pasti all'anno, offre centinaia di pernottamenti, docce e vestiario. Dunque gli 11 mila Euro oggi erogati da Delvecchio sono una minuscola elemosina rispetto al mio contributo di allora.

In sintesi il contributo del Comune,è di qualche centesimo di Euro per persona al giorno: e mentre piange miseria, in poche notti (Notte bianca e Fano dei Cesari) la giunta Aguzzi sperpera 20 volte di più di quanto eroga in un anno per questo enorme servizio svolto dai volontari dell’Opera Padre Pio.

Ci chiediamo allora: se una sola persona ha messo in crisi il Sindaco, cosa succederebbe se l’Opera Padre Pio, Casa Betania, la Caritas decidessero un giorno di portare da Aguzzi le centinaia di persone che seguono ogni giorno?

Articolo pubblicato anche su Fano Stampa

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2 comments to Barboni e cani, l’ordinanza della vergogna

  • Luciano Benini

    Commento che condivido, grazie Daniela. Mi colpisce il passaggio “Spero che La Caritas con’aiuto del Comune e non solo possano risolvere questa grave emergenza”: ma non credi che debba essere il Comune, cui spetta per legge la soluzione dei problemi sociali, occuparsi della questione non delegando al volontariato ma semmai coordinandosi con esso? Invece questa giunta “sbologna” alla Caritas le questioni più rognose, rinunciando ai suoi obblighi.

  • Salve,

    Mi ha colpito molto l’articolo. Però, posso dire che in questa società complessa multietnica con situazioni di precarietà lavorativa sociale ed individuale, rimane sempre più difficile da gestire la persona. Spero che La Caritas con’aiuto del Comune e non solo possano risolvere questa grave emergenza. Per un paio d’anni ho fatto volontariato ed ho visto casi in cui molte persone avevano veramente bisogno, e mi piacerebbe che i politici locali e Nazionali incotrassero queste persone e vedessero la loro dignità ferita e la loro umiltà nel chiedere aiuto. Io credo che parte della risoluzione dei problemi la si ha quando si parla con un tono amicale e non distaccato. E’ la cultura delle persone che deve cambiare. Anche nelle scuole si dovrebbe parlare di questi problemi. Solo parlando con calma e dolcezza si può migliorare la vita di ciasuno di noi in particolare dei deboli e la società in genere. Di fronte a certi problemi si DEVE mettere da parte le ruggini di parte. Il politico si deve sentire come un padre di famiglia verso tutti specie verso i deboli. Gesù diceva: imparate da me che sono umile e mite. Se tutta la società in particolare la classe politica avessero questa mentalità molte barriere comprese quelle architettoniche non ci sarebbero più.

    Gremolini Daniela



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