Leggo l’intervento di Ignazio Pucci, che, definendo fallimentare la manifestazione “io firmo per la salute” di venerdì sera in piazza XX settembre ( sfido altre forze politiche e civiche attivare in una serata 300 persone), la manifesta come il segno di una città che è convinta dell’iniziativa regionale sul progetto di un nuovo ospedale. Allora spero che il nuovo segretario del PD si attiverà per la realizzazione del referendum richiesto così che i cittadini fanesi possano realmente esprimere il proprio parere. La nostra proposta è la proposta del buon senso, non è un’espressione campanilistica ne divisiva. E’ il prendere atto di un fallimento di un progetto sanitario della salute che si è mostrato sin dai primi atti innanzitutto poco trasparente, tra ciò che si è sempre detto in questi quattro anni e quelli che sono stati gli atti ufficiali c’è sempre stato un’enorme differenza, ma che inoltre non è stato rispondente ai bisogni di salute dei cittadini che non si sentono sufficientemente tutelati. La tutela di un presidio sanitario, così come quelli dell’entroterra è un’altra ipotesi di sanità, proposta per altro non originalissima perché già così attuata da alcune regioni vicine. E’ una proposta che nasce da quanto emerge dagli eventi, la ristrutturazione già attuata di alcuni reparti sia al Santa Croce che al San Salvatore, al progetto annunciato degli inizi dei lavori delle “mitiche” sale operatorie che saranno costruite nel più volte allagato bunker del padiglione C dell’ospedale fanese. E allora? Bene Comune è coerente con se stesso. Sin dal Programma elettorale del 2004, riportiamo testualmente a pag. 10 ( vedi nel sito www.bwnwcomune.it:” Ci sono numerose ricerche che sostengono come ospedali che superino un certo numero di letti di degenza non permettono né una migliore assistenza, anche in termini di umanizzazione, né una reale riduzione dei costi. L’ospedale di Fano è assolutamente compreso nei parametri di garanzia, possiede nuove strutture di degenza e la possibilità di incentivare i servizi … … …. Si tratta di individuare i bisogni ed i problemi del nostro territorio”). Assistiamo in questi giorni a disagi di molte persone che non sono ascrivibili alla qualità delle prestazioni, ma alla qualità dell’assistenza e alla caduta dell’umanizzazione della cura. Questo chiedono i cittadini con questo referendum, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
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