Hera Spa: la socialità degli utili.

Si sta avvicinando rapidamente il giorno in cui si varerà la fusione tra Aspes Multiservizi S.p.A. di Pesaro, Aset S.p.A. di Fano e Megas S.p.A. di Urbino. Per la verità più che di fusione si dovrà parlare di “incorporazione” in Aspes delle altre due società. Al di là dell’aspetto formale, la cosa più importante che comporta la formula dell’incorporazione è quella di trovarsi già nella compagine azionaria della futura società unica provinciale anche la società Hera Spa di Bologna.
Di Hera si è già parlato in numerose occasioni: si tratta di una società quotata in borsa con un azionariato in maggioranza detenuto da importanti Comuni dell’Emilia Romagna, Bologna in testa, ma anche con la presenza di investitori istituzionali privati. Investitori e finanziatori privati destinati inevitabilmente ad aumentare nelle future, pur necessarie, ricapitalizzazioni. Altrimenti la quotazione in borsa a che cosa altro servirebbe?
Questa società viene fatta passare per strumento pubblico, anche se la sua chiara prospettiva è quella di diventare una delle principali multiutility italiane, con business sempre più diversificati in territori sempre più vasti (estero compreso), che vanno dalla produzione e distribuzione dell’energia, alla distribuzione dell’acqua, alla gestione dei rifiuti ed alla costruzione e gestione dei conseguenti termovalorizzatori (ossia inceneritori), alla gestione di farmacie, trasporti ed onoranze funebri, ecc.
Società che se produrrà reddito potrebbe anche diventare scalabile (oggi non è possibile perché l’attuale Statuto lo impedisce), se invece produrrà perdite creerà un problema per le collettività presso cui opera.
Società che agisce in nome del potere politico, e quindi apparentemente nell’interesse pubblico, ma che utilizza logiche private, sposando il sistema e le prassi capitaliste, e sentendole come proprie e naturali senza avvertire il benché minimo bisogno di adottare alcuni opportuni correttivi.
L’esemplificazione di questa affermazione la trovo nella dichiarazione del dott. Tiviroli, ammi-nistratore delegato di Aspes. Alla domanda precisa su quali siano gli interessi dei cittadini ad avere Hera come partner industriale nella futura società unica provinciale, il dott. Tiviroli ha fatto riferimento agli utili che i Comuni azionisti della società provinciale incasseranno, e che consentirà loro di fare opere utili per le popolazioni di quel territorio.
Si, proprio così, il primo pensiero di Tiviroli è stato rivolto agli utili prodotti dalla efficiente macchina organizzativa ed economica di Hera, e non già alla migliore qualità dei servizi pubblici per i cittadini, alla eventuale diminuzione delle tariffe per acqua, gas e rifiuti, alla possibile solidarietà prodotta tra popolazioni di territori diversi, in condizioni morfologiche ed infrastrutturali diverse, ma con i medesimi bisogni, ed in conclusione all’obiettivo di una migliore qualità della vita che una struttura pubblica dovrebbe innanzitutto avere. Ma per Hera la socialità espressa verso le popolazioni servite è quella degli utili.
Ovviamente tutto ciò è perfettamente legittimo e plausibile per una Spa quotata in borsa che deve innanzitutto remunerare il capitale dei suoi investitori. Ed il dott. Tiviroli ha risposto correttamente: d’altra parte questo è il metro con cui viene giudicato ed il motivo per cui viene pagato.  Ma noi siamo sicuri che vogliamo la socialità degli utili?
La logica dei servizi pubblici essenziali può veramente sottostare a queste regole prettamente capitaliste della compravendita di merci e servizi?. Di questo passo anche la sanità e la scuola non verranno considerati servizi adatti a produrre utili per remunerare capitali a scapito di quelle elementari regole di buon senso che vedevano i “beni comuni” sottratti dalle logiche del libero mercato, in quanto esso non garantisce uguali diritti a tutti i cittadini? Non è forse giunta l’ora di invertire una tendenza “strisciante”, che non coinvolge cioè i cittadini in scelte libere e consapevoli, ma è il frutto di manovre dei poteri economici che usano la politica per trasformare i cittadini in utenti, ovverossia in “clienti”? Non è forse giunta l’ora di dire al dott. Tiviroli, e ad altri, che a noi la socialità degli utili non interessa, ma ci interessa la libertà, l’uguaglianza di tutte le persone e ci preme tutelarne i diritti, soprattutto di quelle più deboli ed indifese? Io penso di si.


Commenti

2 risposte a “Hera Spa: la socialità degli utili.”

  1. Avatar Persi Paolo
    Persi Paolo

    Ma che bravi, questi politici; che sbandierano il bene comune, e danno in mano a multinazionali i servizi; i cittadini già pagano cari questi servizi; dopo costeranno molto di più e saranno decisamente più scadenti (avete in mente cosa vuol dire chiamare una grossa società quando si ha un problema ?)
    Inoltre, alla faccia della privatizzazione, incorporanto le tre aziende in una unica, mi spiegate se non diventa MONOPOLIO questo ? E i sindaci, pensano ai cittadini o pensano alle loro tasche ??

  2. La società unica provinciale verrà veramente fatta?

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