L’impianto a biomasse di Schieppe è un pasticcio della politica

Il caso dell’impianto a biomasse di Schieppe è un esempio di ciò che non dovrebbe fare la politica. Essa, infatti pretenderebbe di saper interpretare i bisogni delle persone che vivono in un territorio e di saperli tradurre in progetti e provvedimenti, senza confrontarsi con i cittadini ed attivare gli opportuni canali di partecipazione democratica. I politici troppo spesso, oggi, usano la delega che hanno ricevuto alle elezioni, come una delega in bianco, diventando autoreferenziali, ed a volte anche supponenti.

I partiti, purtroppo non svolgono più la funzione di raccordo costante tra i politici ed i cittadini, i quali preferiscono partecipare in altro modo alla vita civile, e gli amministratori pubblici troppo spesso decidono da soli ciò che occorre realizzare in nome di un interesse generale che però non viene capito dai loro stessi elettori.

Si assiste pertanto ad una politica senza il consenso, in cui le persone semplicemente “sopportano” i politici, pensando che in fondo siano tutti uguali e che si possa fare tranquillamente a meno di loro. Le Istituzioni quindi si allontanano dalla gente, e la politica diventa un mestiere come un altro, praticato dai soliti addetti ai lavori.

Ma quando essa pretende di realizzare progetti con un forte impatto sul territorio senza che  la popolazione ivi residente ne comprenda l’utilità, si creano comitati di lotta che reagiscono ai soprusi (o presunti tali) di coloro che essi stessi hanno eletto per governarli.

Il caso più eclatante è stato sicuramente, negli ultimi tempi, la TAV della Val di Susa.

Questa situazione si è ripetuta nella provincia di Pesaro con l’impianto a biomasse di Schieppe. La popolazione non lo vuole, giudicandolo inutile ed anzi dannoso per la salute, la Regione continua l’iter autorizzativo come se fosse un procedimento tecnico autonomo, la politica non sa che pesci pigliare, esprimendosi con interventi palesemente contraddittori, gli enti locali della zona, che anch’essi rappresentano i cittadini, hanno manifestato la loro contrarietà, ma sembra che ciò non conti, o conti poco. Se si aggiunge, infine, che il tutto dà l’impressione di una politica subordinata agli interessi economici, in quanto l’investimento per l’impianto di Schiappe è ingentissimo e ancora non si conoscono i reali finanziatori, il pericolo di un grande pasticcio è fin troppo palese.

Pertanto, oltre ad essere contrari per quanto riguarda il merito (tanti studi hanno dimostrato la pericolosità dell’impianto), noi di Bene Comune lo siamo anche e soprattutto sul metodo. Questo è infatti il modo di far politica che intendiamo combattere e costituisce uno dei principali motivi per cui è stata fondata la nostra lista civica.

Inoltre, noi riteniamo che la città di Fano debba assumersi maggiormente l’onere di combattere contro la costruzione di questo impianto. Fano ha interessi e responsabilità, verso tutta la vallata del Metauro, sia perché è una città importante, anche ben rappresentata in Regione, sia perché il mantenimento della salubrità dell’aria e dell’acqua (il fiume Metauro) della vallata la coinvolge direttamente. Se infatti le acque del Metauro venissero inquinate lungo il suo corso, o la manutenzione degli argini fosse inadeguata, le condizioni del mare davanti a Fano ed il territorio alla sua foce ne risentirebbero, con grandi danni per il turismo e per la popolazione cittadina. Naturalmente anche per quanto riguarda l’aria, se venisse inquinata lungo la vallata, le conseguenze arriverebbero certamente anche a Fano (che già soffre per un eccesso di polveri sottili). Infine l’aumento del traffico pesante – sia per il trasporto delle biomasse da altri territori, sia per il trasporto dei rifiuti qualora diventasse un vero e proprio inceneritore – graverebbe ulteriormente sulle strade cittadine e sullo svincolo autostradale di Fano.

Siamo tuttavia consapevoli che la questione energetica non può essere sempre posta sulle spalle degli altri (la solita logica per cui i rifiuti li produciamo ma la discarica non la vogliamo, l’energia la vogliamo ma le centrali devono essere lontane): per questo motivo la nostra principale battaglia sul piano regolatore di Fano è stata sulla questione energetica, sul risparmio e sull’efficienza delle abitazioni e sull’uso razionale dell’energia. Pertanto gli amministratori di Fano se vogliono essere coerenti con l’opposizione all’impianto di Schieppe dovranno accogliere le nostre osservazioni al Prg in tema di energia.

 

Ci sono quindi tanti motivi per dare maggiore sostegno, da parte di Fano, a chi lotta contro tale impianto, e ci sono tanti motivi per chiedere un cambiamento complessivo della politica ambientale nella nostra provincia, ma riteniamo che tutto ciò vada fatto con metodi nonviolenti, senza ricorrere ad attacchi personali, alle aule dei tribunali, o a metodi e slogan terroristici, ma intensificando le manifestazioni pacifiche e partecipate e favorendo confronti aperti e trasparenti con tutti i soggetti che hanno voce in capitolo in questa delicata vicenda.

Gabriele Darpetti per Bene Comune


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