No alla Fano-Grosseto in project financing

Sono d’accordo con Giancarlo D’Anna sul fatto che non sia opportuno che la costruzione della Fano-Grosseto venga affidata ai privati tramite il project financing. Per la verità anche il consigliere regionale Michele Altomeni aveva già espresso il suo disaccordo su questa soluzione, perché avrebbe poi portato al pagamento del pedaggio su questa importante strada di collegamento tra costa ed entroterra.
In effetti la logica che vuole coinvolgere i privati nella costruzione di strade ritenute strategiche, è assurda. Se si segue infatti il ragionamento del governatore regionale Spacca e del Presidente della Provincia Ucchielli, per cui se un’opera infrastrutturale importante porta beneficio alle imprese è giusto chiedere la loro compartecipazione, le opere che non hanno un impatto diretto sull’economia chi le farà? Che fine ha fatto l’interesse pubblico, la ricerca del bene comune come compito primario della politica? Questa logica di subordinazione di servizi e beni primari, quali sono le strade, o opere simili, agli interessi economici non è accettabile.
Lo Stato e gli Enti Locali tramite la fiscalità generale debbono garantire beni e servizi primari a tutti i cittadini, e non solo alle imprese. Se le risorse non sono sufficienti per ottenere ciò che sarebbe necessario per una equilibrata convivenza civile, allora la politica deve avere il coraggio di fare  scelte di priorità, spiegandone le ragioni e coinvolgendo le popolazioni interessate.
A parte il fatto che il meccanismo del project financing non è esattamente una correspon-sabilizzazione delle imprese del territorio, ma è invece un’operazione imprenditoriale che alcune grandi imprese intraprendono unicamente per ricavarne un profitto, non ho mai visto, e non penso sia corretto chiederlo, che un imprenditore costruisca una infrastruttura pubblica senza che sia previsto un suo tornaconto.
Nella nostra regione abbiamo già un esempio di questa logica perversa: la società Quadrilatero SpA., voluta dal Governo Berlusconi e purtroppo riconfermata da questo Governo (ad ulteriore dimostrazione della dipendenza della politica dai poteri economici). Tale società all’interno del potenziamento dei due assi principali: Ancona-Perugia e Civitanova-Foligno prevede una serie di opere con un meccanismo a dir poco assurdo: vengono costruite delle strade, e grazie alla valorizzazione commerciale delle aree da queste attraversate, si prevede la costruzione di centri commerciali, centri servizi, alberghi, ristoranti ed altro ancora, i cui oneri Ici e di urbanizzazione vanno per alcuni anni alla società stessa. Così i Comuni vengono espropriati di risorse importanti per il loro bilancio, a vantaggio di una società che decide come e quando costruire importanti complessi sul loro territorio al di fuori di ogni logica urbanistica locale.
Si parte cioè dall’assunto che costruire nuove strade, o potenziare quelle esistenti, migliora la qualità della vita e sviluppa il commercio, e questa valorizzazione – tradotta in termini monetari – finanzia l’onere di queste nuove strade. Non è forse assurdo tutto ciò? Per me si, ma non per i componenti il Consiglio di Amministrazione della Società Quadrilatero (a maggioranza pubblica) ne’ per il neo-presidente della Società – Gaetano Galia – nominato da questo Governo, che di fronte alle recenti richieste (vedi il Corriere Adriatico del 24 aprile) del Comune di Falconara – in grave dissesto finanziario – di non rinunciare agli oneri di urbanizzazione delle opere realizzate da questa Società, rispondeva che la disponibilità a ragionare c’era, ma non era possibile per loro “fare beneficenza”.
Di fronte a questa logica assurda, probabilmente faremo meglio a tenerci quel poco che è stato fatto della Fano-Grosseto così com’è, perché al danno (nuovo traffico, nuovo inquinamento, territorio massacrato da nuovi insediamenti industriali e commerciali) potrebbe aggiungersi anche la beffa: il pagamento del pedaggio (o minori introiti per i Comuni). E il risultato potrebbe anche essere che qualcuno per risparmiare potrebbe tornare a percorrere la vecchia Flaminia, aumentando così il traffico anche su questa strada.
Per evitare che i territori dell’entroterra rimangano ancora ingiustamente isolati, è necessario invocare l’interesse generale e pretendere che certe opere vengano realizzate dallo Stato, senza artifici o meccanismi di cui non sono chiare le conseguenze.


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