No al commercio aperto di domenica. I cristiani devono boicottare lo shopping nel giorno del Signore

Ci fa piacere che sia ripreso il dibattito sulle aperture festive degli esercizi commerciali, e che oltre ai promotori di Rifondazione ci sia oggi l’impegno delle organizzazioni di categoria (Confesercenti e Confcommercio) e dei sindacati Cgil e Cisl a consultare i propri associati su questo importante argomento.
Già in passato la lista Bene Comune aveva annunciato la sua contrarietà alla proliferazione delle aperture festive, proponendone una drastica riduzione in un ordine del giorno presentato in Consiglio Comunale, e lo fa a maggior ragione oggi che la Chiesa ha preso posizioni chiare ed ufficiali in merito.

Infatti nel Convegno Ecclesiale di Verona dello scorso anno c’erano stati significativi approfondimenti in una delle sessioni di lavoro intitolata appunto “lavoro e festa”. In quel contesto era emerso che se si considera la festa unicamente come astensione da lavoro, la si concepisce solo in termini negativi. Invece positivamente, la festa è tempo per fare quelle cose che nel tempo ordinario non si riescono a fare; per realizzare ciò in cui la vita quotidiana può trovare il proprio compimento. In una parola per rigenerare il proprio spirito e – perché no – anche il proprio corpo. In questa ottica positiva può allora essere compreso il senso del precetto cristiano di santificare la festa.

Anche per rispondere alle richieste delle organizzazioni dei consumatori (apparse in questi giorni sui giornali) che ritengono le aperture festive “un diritto ed un servizio per il consumatore”, sempre a Verona era stato chiaramente affermato che la festa non è qualcosa che si consuma. Nell’attuale società del consumo siamo purtroppo abituati a rapportarci alle cose, agli uomini, alle esperienze che possiamo fare in termini di consumo e di assimilazione. Il che significa che siamo abituati a comportarci come se tutto ruotasse intorno a noi stessi e fosse esclusivamente destinato ad una nostra fruizione. Tutto: anche il tempo della festa. C’è il rischio, insomma, di lavorare per consumare e di consumare per lavorare. Così si comprende anche perché è mutato il modo di vivere le feste religiose, capiamo perché si è trasformato, ad esempio il tempo del Natale. Tutto è diventato occasione di shopping, di regali scambiati; e il tempo viene impiegato solo a questo scopo. Visto che ci apprestiamo proprio al periodo natalizio, questo dovrebbe farci riflettere un po’.

La festa, quindi, non solo come occasione di consumo e di svago, di ozio o di evasione, ma come occasione per altre forme di agire, nelle quali sperimentiamo altre possibilità del nostro essere e ci dedichiamo ad esse. Una occasione per recuperare concentrazione e raccoglimento. Una concentrazione ed un raccoglimento intesi non come qualcosa di individuale, ma per riscoprire il carattere relazione di ogni persona, e che quindi si realizzano nel modo migliore se vengono vissuti insieme agli altri. Ecco perché la festa è sempre festa comunitaria e festa della comunità. Con tutto il carico di legami, con tutto l’investimento di affettività che questa dimensione comunitaria comporta.

A questo proposito, ed a scanso di ogni equivoco, è bene rileggere la Nota Pastorale dei Vescovi italiani di giugno 2007, che sancisce le conclusioni del Convegno di Verona, dove viene testualmente detto: “Occorre poi fare attenzione alla crescita indiscriminata del lavoro festivo e favorire una maggiore conciliazione tra i tempi di lavoro e quelli dedicati alle relazioni umane e familiari, perché l’autentico benessere non è assicurato solo da un tenore di vita dignitoso, ma anche da una buona qualità dei rapporti interpersonali.”

Ma era già emersa, da parte dei laici cristiani, la consapevolezza che su questo tema occorreva una ulteriore e più decisa presa di posizione.
E in questo senso appare significativo il richiamo dei vari gruppi di lavoro del Convegno Ecclesiale di Verona che invitava tutti a vivere con più coraggio e realismo il giorno di festa: “con coraggio significa disposti anche a boicottare lo shopping nel giorno del Signore”. E’ sicuramente un richiamo forte ma necessario, per svegliare le coscienze su questo importante problema, che noi condividiamo pienamente.


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