Ogni tanto si legge sui giornali della fatica di completare gli organigrammi territoriali del Partito Democratico. Ora il gruppo dirigente sembra alle prese con la definizione dello Statuto. Francamente penso che sia uno strano modo di procedere: prima si decidono i dirigenti, poi questi devono scegliere lo Statuto e come fare, se fare, i congressi. Parrebbe un nuovo concetto di democrazia rovesciata: alcuni, pochi, che decidono per molti.
Nel frattempo ancora non si vedono bozze di programma, priorità di temi da affrontare, progetti per il futuro delle nostre città e per il Paese. Anzi i dibattiti sulle regole interne, sugli equilibri tra i due ex-partiti fondatori, sulla necessità di verifiche nelle varie Giunte in cui il nuovo partito governa, appaiono sempre più lontani dai problemi quotidiani. Come se questo grande partito moderato fosse fuori sintonia rispetto a ciò che la gente si attende.
Anche riguardo alla situazione fanese, capita sovente di leggere i nominativi che il PD potrebbe mettere in campo quale candidato a sindaco, ma assai più raramente si leggono proposte alternative e analisi complete sul pericoloso arretramento del welfare sociale nella nostra città, idee su come fermare i poteri forti che ormai hanno preso il controllo della programmazione urbanistica, progetti su come rilanciare la qualità della sanità nella nostra vallata, strategie chiare e condivise su come invertire la tendenza alla privatizzazione della gestione dei beni comuni (acqua, energia, ambiente).
Il PD sembra un partito confinato nella sua torre d’avorio, convinto di rappresentare i bisogni della gente solo perché nasce con l’eredità di due grandi tradizioni popolari. Esso sembra lontano anni luce dalle lotte di molti comitati spontanei di cittadini, dalle aggregazioni più o meno strutturate di persone che vogliono fare nuovamente politica, ma in modo diverso, riunite in liste o associazioni di impegno civico.
Di fronte a questa situazione chiediamo al Partito Democratico di fare un passo avanti nell’aprire un confronto sereno e continuativo con la società civile, e di fare un passo indietro nell’ipotizzare un suo componente quale candidato sindaco di Fano. Le stesse primarie saranno possibili solo se il PD rinuncerà a proporre uno dei suoi esponenti, dando altresì la propria disponibilità ad appoggiare candidati che garantiscano una reale discontinuità rispetto ai modi tradizionali di fare politica. E’ questo che da tempo la gente aspetta di vedere, pena una disaffezione crescente verso ogni proposta politica.
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