Lettera aperta al Presidente di Fano Solidale

Caro Presidente condivido con te l’idea di promuovere un welfare di comunità incentrato sulla responsabilità e sulla sussidiarietà; conosco e apprezzo la tua grande sensibilità alle problematiche sociali. Da tempo stai lavorando per realizzare a Fano quello che è stato possibile in altre parti del nostro paese.
Del resto anche noi, della lista civica Bene Comune, abbiamo da tempo posto questi temi all’attenzione della città.
Ma permettimi di ribadire quello che ho più di una volta detto, sia in note scritte che in Consiglio Comunale e purtroppo tu non ti sforzi di comprendere.
Esiste una differenza sostanziale tra quello che vuoi raggiungere e gli strumenti che l’amministrazione Aguzzi ha messo in campo aderendo alle tue proposte.
E’ stata costituita una Fondazione che emanazione dell’Ente Locale che risulta a tutti gli effetti un Ente Strumentale del Comune, non una Fondazione di Comunità partecipata, condivisa, soggetto accreditato a fare found-rasing, quali quelle della Lombardia(fortemente sostenute con finanziamenti della Cariplo) e del Veneto a cui tu fai spesso riferimento come modelli.
Per chi non conosce le normative potrebbe essere una questione di poco conto invece è una questione sostanziale e ti spiego perché.
Le Fondazioni di Comunità sono ONLUS e quindi riconosciute come tali dalla agenzia delle entrate, godono pertanto di tutti i benefici che questo riconoscimento importante prevede, tra i quali la deducibilità fiscale delle donazioni, questa condizione risulta strategica per promuovere la raccolta di fondi.
In questo caso il Comune non può avere la maggioranza delle quote e quindi non ne può avere il controllo; è un socio alla pari di tutti gli altri che aderiscono alla Fondazione e la Fondazione non risponde del suo operato all’amministrazione.
La Fondazione Ente strumentale del Comune fa riferimento alla normativa di settore degli Enti Locali, pur essendo una società di diritto privato, ha un rapporto diretto con l’Amministrazione e la stessa gli affida con un contratto parte o tutti i suoi servizi dell’Assessorato di riferimento (servizi sociali), ma in questo caso è evidente che ne risponde direttamente e deve rispettare tutte le regole che riguardano il sistema pubblico, ponendo molta attenzione a non far ricadere costi dei servizi superiori a quelli che il Comune avrebbe nella gestione diretta degli stessi.
Se la volontà della Giunta del Comune di Fano è questa, è pienamente legittimata a farlo, ma per il momento non ne vedo l’utilità, perché comporterebbe anche lo spostamento di risorse umane dall’Assessorato alla Fondazione; forse per piccoli progetti come le vacanze anziani questo può risultare funzionale ma sempre con un chiaro rapporto di contratto e di rendicontazione.
Purtroppo non si possono avere fondazioni “miste” che quindi possono avere le agevolazioni previste dall’agenzia delle entrate per le onlus.
E’ per questo che sia Anziani Sereni che Fano Solidale non riescono ad ottenere queste autorizzazioni.
Caro Presidente noi siamo per una Fondazione di comunità partecipata il che significa condivisa con tutta la comunità locale del profit e del non profit, la cui adesione sia facilitata con quote popolari che permettano a tutti di aderire, con uno statuto dove il Comune diventa il soggetto propositivo dello strart up del progetto.
Noi siamo per promuovere la cultura della sussidierietà responsabile soprattutto coinvolgendo anche le aziende for profit.
Concludo questa lettera con una annotazione che riguarda le iniziative che hai concordato recentemente con la BCC, pur condividendone i principi ispiratori, ci sembra moto pericoloso metter in campo modalità di prestito volto a sostenere le associazioni di volontariato, perché di fatto si incentiva un sistema di indebitamento a cui le finalità delle associazioni fanno fatica a corrispondere, mentre una validità la si può trovare per i Circoli anziani che potranno rimborsare il prestito con le attività aggregative (bar, bocciofile, balli ecc) tu deve spiegarci come potranno rimborsare, anche prevedendo lunghe dilazioni, prestiti associazioni di volontariato che operano senza percepire risorse derivanti dalla loro attività perché rese gratuitamente o si tassano i soci volontari o fanno pagare i servizi ai loro potenziali utenti o ricevono donazioni da soggetti del privato.
Non sarà più utile consigliare loro di usare gli strumenti resi disponibili “dal più dai meno versi” previste per le Onlus, senza ricorre ad indebitamenti molto rischiosi, ricordiamo che se a donare ad una Onlus è una persona fisicao una azienda la deducibilità prevista può raggiungere il 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque non superiore a 70.000 mila Euro.
Si possono donare sia denaro che beni , per determinare il valore del bene, occorre rifarsi al prezzo mediamente praticato alle stesse condizioni, ai listini o a una perizia appositamente redatta, certamente per questa strada si possono sostenere meglio e senza correre rischi le associazioni di volontariato.

Carlo De Marchi


Commenti

2 risposte a “Lettera aperta al Presidente di Fano Solidale”

  1. Avatar Alessandro Crespi
    Alessandro Crespi

    Gentile Dott. De Marchi,
    ho appena terminato il Master in “Fund Raising e Responsabilità Sociale di Impresa” presso l’Università degli Studi di Bologna – sede distaccata di Forlì e vorrei esprimere alcune considerazioni riguardo alla Sua lettera al Presidente della Fondazione Fano Solidale.
    Ho notato con piacere che dopo alcune diversità di vedute Lei ora condivida con la Fondazione il progetto di promuovere la nascita di un welfare di comunità incentrato sulla responsabilità e sulla sussidiarietà., tanto che uno degli obiettivi della Fondazione è quello di diffondere una nuova cultura della solidarietà e di rafforzare i legami di responsabilità sociale tra tutti coloro che vivono ed operano nel territorio.
    Non entro nel merito del riconoscimento di ONLUS sul quale si pronuncerà l’Agenzia delle Entrate.
    Il punto che desidero far presente è che solamente l’unione degli sforzi, e non le continue polemiche, ma critiche costruttive possono permettere alla nostra città di diventare più solidale e più vicina alle problematiche sociali che negli ultimi tempi si sono fortemente manifestate nella nostra comunità.
    Ritengo che la strada da percorrere sia quella di unire le energie e le apprezzabili capacità umane e professionali che contraddistinguono Lei ed il Presidente della Fondaizone individuando una strada comune da percorrere senza lasciarsi distrarre dai punti che non vi trovano convergenti.
    Su un punto del suo intervento mi permetto di non essere d’accordo, e cioè sui Suoi timori in ordine alla pericolosità del progetto Prestito sociale.
    Sono convinto che in una realtà italiana come quella italiana, che vede operare circa 220.000 Associazioni nonprofit, solamente quelle che si organizzeranno al fine di diversificare le fonti di finanziamento avranno la possibilità di crescere e ampliare la loro attività nel tempo.
    L’obiettivo del fund raising non è quello di procacciare risorse economiche per tamponare un’emergenza o il fabbisogno a breve termine, ma quello di creare un percorso di sostenibilità che garantisca lo sviluppo sia sotto il profilo delle risorse economiche sia anche di quelle organizzative.
    In questo modo le organizzazioni potranno riuscire ad autofinanziarsi le attività istituzionali e promozionali ed allargare il consenso e la base associativa e di sostegno
    L’elemento fondamentale del fund raising è costituito dai legami. Creare rapporti, dunque, con i potenziali donatori che vanno al di là della semplice agevolazione fiscale e coinvolgere le imprese e le aziende profit dal punto di vista della responsabilità sociale.
    Colgo l’occasione per salutarLa cordialmente.
    Alessandro Crespi
    Associazione “Solidarietà Etica”-Fund Raising e Marketing Sociale per Organizzazioni Nonprofit

  2. Avatar fabio uguccioni
    fabio uguccioni

    domani alle 17,00alla facoltà di economia di rbino c è Zamagni.
    Consegnerò a lui la documentazione dell’agenzia delle entrate per capire perchè a Fano non si può fare quello che si fa a Padova o Prato.
    Mi riservo una risposta più esauriente sui singoli punti, e magari un dibattito pubblico.
    Invoco l’applicazione dell’art. 4 del tuo programma. Non si amministra una città con scambi di accuse tra maggioranze e minoranze e le iniziative non diventano buone o cattive in ragione dell’apparteneza.
    A volte ci si dimentica facilmente di ciò che è successo a Fano.

    Aprrezzo che FINALMENTE ci sia la parola “condivido”. Sarebbe utile, per tutti, apprezzare lo sforzo che si sta facendo per CAMBIARE una cultura dominante. Sarebbe ancora più utile concorrere al cambiamento e non insinuare pericolosi dubbi che appesantiscono e ritardano questo cambiamento, già difficile.
    A presto. Fabio Uguccioni

    Ps la prossima volta prima di pubblicare la lettera, SCRIVIMELA

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