Inneggiare al voto utile è una violenza

(editoriale del n.4 de IL PUNGIGLIONE)

Nei prossimi mesi entrerà nel vivo la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2009, ed è prevedibile che ritorni fuori l’appello al voto utile. Io ritengo che tale appello sia una violenza alla democrazia e mi auguro che, almeno a Fano, non se ne faccia ricorso.
La democrazia liberale è la forma di amministrazione delle Istituzioni Pubbliche che tutti auspichiamo, perché esalta la libertà ed il diritto alla partecipazione dei cittadini, tramite la possibilità di esprimere la propria opinione attraverso varie modalità, in primis con il voto.
Il voto quindi è un modo di esprimere la propria opinione su chi governa, o su chi dirige le Istituzioni Pubbliche ai vari livelli. Il bipolarismo, e peggio ancora il bipartitismo, inneggiando al “voto utile” tenta di comprimere questa elementare libertà, cardine della nostra democrazia. La logica del “voto utile” (su cui bisognerebbe chiedersi anche “utile a chi”) è una contraddizione rispetto alla libertà di scelta, perché è subordinato agli interessi di una parte o di un partito.
Inneggiare al voto utile è quindi una forma di violenza, diventa una sorta di minaccia da parte di certi partiti, che paventano gravi ripercussioni se non dovessero battere i loro avversari, riversandone la responsabilità sui “voti non utili”.
A mio avviso è una forma subdola di perpetuazione della “casta politica” che si vede minacciata da un vero voto di opinione. Il voto libero da condizionamenti diventerebbe così un vero e proprio giudizio sull’operato dei politici. Un giudizio che essi non potrebbero tollerare perché finirebbe con il diventare “contagioso” e destabilizzare così una alternanza tra oligarchie politiche, che oggi consente loro il mantenimento di numerosi privilegi.
Dopo averci espropriato della libertà di scegliere i candidati, e della libertà di scegliere i nostri rappresentanti al Parlamento, con una legge elettorale che tutti giudicano negativa, ma che nessuno in realtà vuole cambiare, oggi vorrebbero toglierci anche la possibilità di indirizzare il nostro voto al partito o al movimento che più ci aggrada.
A pensarci bene, una situazione così descritta, sembrerebbe l’anticamera della dittatura di alcune oligarchie che accettano l’alternanza al potere, in cambio di una certa stabilità. Essa non può essere minacciata da partiti o movimenti che potrebbero essere una alternativa reale alla loro gestione. Quindi, il voto di opinione è un voto contro la casta politica, è un voto di libertà e va difeso oltre ogni tentativo di screditarlo. La democrazia reale non può essere delegittimata da una dittatura politica attraverso il marchingegno del voto utile.


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