Svegliati Fano!

Una decina d’anni fa (non nella preistoria, dunque), la nostra Città aveva – nel campo delle politiche sociali ed educative – due eccellenze : il Progetto “Fano, Città dei Bambini”,nato da una geniale intuizione del pedagogista Francesco Tonucci, e la rete di servizi per Adolescenti, (prodotte da una significativa sinergia tra l’Amministrazione Comunale e il Centro Italiano di Solidarietà, che allora aveva nel compianto neuropsichiatra Roberto Principi il suo principale punto di riferimento.
Spesso nei convegni pubblici di livello regionale, a volte anche di livello nazionale, si portava l’esempio di Fano come Città-pilota in servizi ed attività che puntavano sulla crescita consapevole e accompagnata dei suoi più giovani cittadini. Due belle realtà foriere di sviluppi futuri quanto mai interessanti….
E invece le due eccellenti esperienze sopra citate sono state fatte “accartocciare” su di loro, permettendo che s’involvessero e privandole di quel dinamismo indispensabile nelle politiche sociali, che seguono la vita delle persone (specialmente, ma non solo, di quelle più fragili) e che conseguentemente non possono essere statiche.
Di più. Le politiche sociali, che la legge attribuisce in via pressoché esclusiva ai Comuni, vanno estese modernamente a tutta la popolazione, ferma restando una particolare e premurosa attenzione per chi fa più fatica a stare al passo con gli altri. E così intese possono essere un volano eccezionale, specie in questi tempi di crisi, per l’economica di un territorio.
Invece Fano è stata ferma, terribilmente ferma negli ultimi anni, bloccata ad una logica di intervento solo assistenzialista, incapace di stare al passo con l’evoluzione dei fenomeni sociali. Un solo esempio : mentre Pesaro apriva – dal 1998 ad oggi – ben cinque Comunità di tipo familiare per dare abitazione alle persone disabili prive di riferimento familiare (il cosiddetto “Dopo di noi”), Fano è stata incapace di aprire una sola casa, pur finanziata dalla Regione tramite fondi statali. Analoghi confronti potremmo farli nel campo del disagio adulto, delle persone immigrate, degli anziani non più autosufficienti, dei giovani. Ma sarebbe impietoso…
Cos’è mancato allora alla nostra Città, pur ricca di esperienze cooperativistiche ed associative? A nostro parere è mancata un’adeguata “regia” pubblica, politica e tecnica, che spettava all’Amministrazione Comunale. E più che incapacità (specie per quanto riguarda l’aspetto professionale), si è trattato di scelta. Una scelta inaccettabile, però, perché nella politiche sociali se non si va avanti, si torna inevitabilmente indietro..
Cosa occorre, allora? Una riorganizzazione-potenziamento dei Servizi Sociali del Comune; una nuova spinta al sostegno delle iniziative associative e cooperativistiche (alias:sussidiarietà); una rivisitazione dei confini geografici dell’Ambito Territoriale Sociale (che si estenda alla Vallata del Metauro, ripensando invece l’appartenenza dei Comuni Montani del Catria); una spinta verso una reale integrazione con l’Azienda Sanitaria per i servizi sul territorio nei campi dei minori in difficoltà, della devianza patologica, del disagio mentale, delle persone disabili, degli anziani non autosufficienti.
Di tempo prezioso se n’è perso e non si può più tergiversare sulla “pelle” delle gente.Fano svegliati!!


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