OdG: sperimentazione pillola abortiva

Gruppo Consiliare “D.L. – La Margherita”
Consigliere Comunale Carlo De Marchi

– Al Signor Sindaco del Comune di Fano

OGGETTO: Ordine del giorno urgente in merito al protocollo di sperimentazione della pillola abortiva RU-486.

Il Consiglio Comunale:
Premesso che:

– La pillola RU-486 nasce in Francia nel 1988 ed acquista nel corso degli anni un crescente spazio nel quadro della cosiddetta orthogènie, ossia il controllo delle nascite, tanto che la si può trovare anche in farmacia;
– Si tratta di un farmaco a base di mifepristone, ossia un inibitore del progesterone che, se assunto precocemente, è in grado di arrestare una gravidanza nell’85% dei casi e se associato alla prostaglandine, favorisce l’espulsione dell’embrione. La sua efficacia diminuisce dopo il 49° giorno dal concepimento e solitamente non viene utilizzato oltre il 63° giorno, anche se resta efficace per tutto il trimestre di gravidanza;
– In Italia non è stata ancora registrata ufficialmente;
– Il protocollo di sperimentazione in Italia è stato adottato dall’Ospedale Sant’Anna di Torino e la pillola, utilizzata per la prima volta il 10 settembre 2005, solo nei primi 11 giorni di utilizzo, ha provocato 25 aborti;
– La sperimentazione, in un primo momento sospesa dal Ministro della Salute Pubblica Storace che aveva riscontrato delle irregolarità, è poi ripresa dopo l’accoglimento delle richieste dello stesso Ministro (ad es. il ricovero obbligatorio);
– Dopo la Regione Piemonte e la Regione Toscana, anche la Regione Marche con il suo esecutivo, si vedrà costretta a valutare il progetto, presentato dall’Ospedale Salesi di Ancona, di acquistare la RU-486 all’estero;
– La pillola RU-486, non è un classico anticoncezionale, ma un farmaco che provoca l’aborto per via farmacologia e come tale un atto contro la vita;
– La legge 194 sull’aborto, legge dello Stato italiano dal 1978, pur nelle sue deficienze, deve essere applicata e non stravolta come invece accadrebbe nel caso di introduzione della suddetta pillola abortiva;
– Infatti la legge 194, per i primi novanta giorni di gravidanza, prescrive il rigoroso rispetto delle procedure di cui agli articoli 4 e 5 in base ai quali la gestante deve rivolgersi a un consultorio, ad una struttura socio-sanitaria abilitata o ad un medico di sua fiducia che svolge i necessari accertamenti medici, tenta un’opera di dissuasione, rilascia il certificato che consente di eseguire l’intervento e segue l’iter fino all’effettiva espulsione del feto;
– Un tale percorso è difficilmente compatibile con l’uso della RU-486 dal momento che la donna stessa diventa agente dell’aborto;
– La RU-486 è un mezzo estremamente subdolo dal punto di vista psicologico in quanto illude la madre perché in apparenza le consente di abortire senza ricovero e senza sottoporsi ad intervento chirurgico. In realtà, tutto il peso psicologico di una procedura come quella dell’aborto chimico, viene scaricato sulla donna che si ritrova ad affrontare, magari in condizioni di abbandono materiale e/o morale e senza adeguato supporto, il parto artificiale del prodotto del concepimento in necrosi che spesso avviene nell’arco di più giorni ed in più fasi espulsive e può generare molto dolore fisico;
– Per molti, l’aborto chimico è facile ed indolore: in fondo si tratta solo di mandar giù una pillola. Ma i molti non dicono che quella pillola ci mette ben tre giorni a “liberare” la donna dal figlio che aspetta. La prima dose, infatti, blocca i recettori del progesterone, l’ormone che sviluppa il tessuto uterino. Quando, 48 ore dopo, l’embrione è morto, la seconda parte del trattamento ne provoca l’espulsione. In tutto, tre giorni, per un’agonia dentro se stesse. Tre giorni che possono essere interminabili per tutte le donne che a quell’aborto sono arrivate magari per solitudine, paura o povertà, ma che comunque sanno ciò che stanno perdendo;
– L’aborto farmacologico forse potrebbe sembrare una procedura meno invasiva da un punto di vista fisico rispetto a quello chirurgico, ma in realtà è molto più traumatica per la donna in quanto gli effetti collaterali si moltiplicano;
– Poco si sa in Italia delle quattro giovani morte in meno di due anni in California, tutte per shock settico dovuto ad infezione contratta immediatamente dopo la somministrazione della pillola, tanto che Food and Drug Administration (Azienda Federale che regola i farmaci in America), nel 2004 è stata costretta, dopo una battaglia legale intrapresa dai genitori delle vittime, a menzionare nelle informazioni riportate sul foglietto illustrativo, che le infezioni batteriche possono avvenire senza i segni usuali dell’infezione come febbre e debolezza ed è quindi necessario consultare un medico qualora nelle 24 ore dall’assunzione della pillola, accusino sintomi di vomito, diarrea o solo di disagio;
– I più recenti studi a carico di singoli gruppi di ricerca nazionale, insieme alle sperimentazioni portate avanti dall’Oms, evidenziano come la RU-486 non sia affatto il metodo più sicuro e meno doloroso per interrompere una gravidanza, ma anzi sia necessario un follow-up da parte dei medici;
– Nonostante, quindi, l’uso della pillola RU-486 sia presentato come un vanto della ricerca scientifica, spaventa l’ipotesi francese che il suo utilizzo sia consentito anche al di fuori delle strutture ospedaliere e che la stessa diventi una “medicina della città” e un mezzo di controllo delle nascite;
– La liberalizzazione avuta in Francia fa nascere la preoccupazione che anche in Italia, molti ginecologi e medici generici, convenzionati con il servizio sanitario nazionale, possano prescrivere e somministrare la pillola nei propri ambulatori aggirando di fatto quanto prescritto dalla legge 194;
– La suddetta legge dello Stato prevede precise forme di prevenzione e dissuasione dell’interruzione di gravidanza proprio perché il compito di uno Stato è quello di promuovere il diritto alla vita;
– La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano, infatti, deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente, alla vita;
– L’approccio intrapreso da molte Regioni rischia di trasformare l’aborto da un atto importante, definitivo e delicato, in un freddo e anonimo controllo delle nascite con un ritorno alla segretezza dell’atto interruttivo;
– La legge 194 considera l’aborto come estrema ratio e non come succedaneo dei metodi contraccettivi. Non si possono, quindi, intraprendere scorciatoie, ma vanno alzati i livelli di educazione alla sessualità, alla maternità e alla paternità consapevole anche attraverso un’informazione capillare e diffusa;
– Al fine di costruire una reale cultura della vita, è necessario rilanciare e potenziare l’attività dei consultori affinché gli stessi diventino effettivi e concreti luoghi di tutela della maternità e di sostegno, anche economico, se necessario, alle mamme;
– I consultori devono avere come unico scopo quello di difendere il diritto alla vita e di offrire alternative all’aborto senza alcuna compromissione con esso. E’ chiaro che ciò implica una riforma degli scopi, della selezione e preparazione del personale, dei controlli e dei meccanismi di raccordo con i luoghi dove l’aborto viene richiesto;
– Devono essere coinvolte anche le associazioni di volontariato così come sancito dalla legge 194, le quali possono aiutare la maternità difficile dopo la nascita, verificando se ad ogni gestante in difficoltà siano state prospettate le possibili soluzioni dei problemi proposti e sia stato messo in opera ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari, sia durante la gravidanza che dopo il parto;
– La legge 194 è chiara. Da un lato, riconosce alla donna il diritto all’interruzione della gravidanza, dall’altro, però, invita a rimuovere le cause sociali ed economiche che portano all’aborto;
– Il compito della politica deve essere proprio quello di intervenire in un’ottica di prevenzione e di difesa della vita umana;

Tutto ciò premesso, considerato ed esposto, il Consiglio Comunale,

IMPEGNA il Sindaco e la Giunta

1) ad intervenire presso tutte le istituzioni politiche affinché non vengano prese iniziative di alcun genere per attivare anche nelle Marche dei protocolli di sperimentazione che consentano l’aborto medico attraverso la pillola RU-486;
2) ad intervenire presso il Ministro della Salute Pubblica, Francesco Storace, affinché faccia tutto il possibile:

per garantire, attraverso la prevenzione ed il controllo dell’aborto, nonché attraverso lo sviluppo della rete dei servizi sociali a sostegno della maternità, l’applicazione della prima parte della legge 194 che tutela il diritto alla vita del concepito;
per evitare che il farmaco sia reso disponibile anche in Italia onde eliminare, per le motivazioni di cui in premessa, la possibilità di una liberalizzazione della pillola RU-486 e una sua eventuale prescrizione anche al di fuori delle strutture ospedaliere.

Con osservanza, li 23 novembre 2005

Carlo De Marchi
consigliere Bene Comune

Sauro Berluti, Giovanni Maiorano, Renato Claudio Minardi, Valentino Valentini


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