A proposito di “Fano dei Cesari” e di romanità

Si è discusso tanto e polemizzato attorno alla “Fano dei Cesari”. “Bene Comune” ha espresso le sue perplessità su questa iniziativa, che pure sembra essere così in voga e gradita alla gente. Perché le nostre perplessità? Siamo intellettuali snob? Oppure siamo savonaroliani censori del divertimento popolare? Non vorremmo risponderci in maniera troppo sbrigativa e autoassolutoria, ma, francamente, crediamo (almeno speriamo) di non essere né l’una né l’altra cosa.
Piuttosto, ci chiediamo (quante domande!): è giusto che l’Ente pubblico comunale impegni direttamente risorse economiche proprie (ed in misura cospicua) per proporre nuovi momenti di divertimento? Rientra questo fra i suoi compiti istituzionali? E ciò è opportuno, oltre che -oseremmo dire- eticamente corretto soprattutto in un periodo di “vacche magre”, quando si fa fatica a mantenere servizi importanti per la persona? Non sarebbe preferibile che il ruolo del Comune si limitasse, in casi del genere, ad un coordinamento, affidando gli oneri economici dell’organizzazione al coinvolgimento (questa volta sì davvero auspicabile) dei privati e delle associazioni di categoria? Il nostro non è dunque un no pregiudiziale alla “Fano dei Cesari”. Semmai è una proposta di diversa modulazione del ruolo del Comune nell’iniziativa. Le risorse comunali, all’interno della “Fano dei Cesari”, potrebbero essere riservate all’organizzazione di quei momenti culturali collaterali, ben più consoni ai compiti istituzionali dell’Ente pubblico, momenti che per altro (occorre riconoscerlo) si è cominciato ad inserire; per tutto il resto potrebbero venir sollecitati i privati.
A proposito di promozione culturale del passato romano di Fano, se davvero si vuol fare sul serio, le strade da percorrere sono ancora tutte davanti a noi: a cominciare da un’adeguata valorizzazione delle mura romane (che giorni fa’ abbiamo visto addirittura imbrattate da scritte deturpanti), degli altri percorsi cittadini di età romana e del relativo patrimonio mussale, oltre che l’attivazione di quel centro studi vitruviani per la riscoperta del classico di cui talvolta si è parlato e che tante potenzialità e sinergie istituzionali potrebbe esprimere.


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