Educare e Formare al bene comune.

Il prossimo appuntamento della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico di Retinopera
è previsto per sabato 25 ottobre alle ore 16,30 presso il Centro Pastorale, in via Roma 118 a Fano,
in cui Samuele Giombi e Ferdinando Maria Ciani commenteranno un brano di un video di Luigi Alici che riprende la sua relazione alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani a Pisa sul tema: Educare e Formare al bene comune.

Mentre Samuele Giombi è persona già conosciuta, e non c’è bisogno di presentazioni, aggiungo invece alcune note di presentazione di Ferdinando Maria Ciani.

Ferdinando Maria Ciani dopo la laurea svolge il servizio civile presso il Ceis di Pesaro dove rimane per una esperienza di lavoro come operatore sociale. Dopo essersi sposato, assieme alla moglie Donatella decidono di aprire la propria famiglia non solo ai figli naturali ma anche ad altri acolti in ffido. Dal 1984 si dedica completamente all’insegnamento, approfondendo e sperimentando nuovi modelli pedagogici. Entra a far parte della Comunità Papa Giovanni XXIII dove si occupa per alcuni anni del servizio generale scuola.
Ha di recente pubblicato un libro dal titolo “A scuola senza profitto. Pedagogia della gratuità per una società più felice” in cui afferma: “siamo sicuri che per ottenere maggiore impegno a scuola da parte dei nostri bambini e ragazzi occorra puntare sui voti, su esami più selettivi, sulla competizione? O invece è proprio la logica del “profitto” a togliere agli studenti il gusto di conoscere e agli insegnanti la passione di insegnare o, meglio, di educare, cioè “tirare fuori” da ciascuno le sue potenzialità? E‘ a scuola che oggi avviene l’iniziazione sociale al profitto, che si impara a studiare attraverso la punizione o il premio, ad impegnarsi solo quando c’è qualcosa da guadagnarci. Proprio dalla scuola “crocevia educativo in cui è possibile l’incontro di tutti i soggetti attivi dell’educazione” che può partire una autentica rivoluzione pedagogica in grado di promuovere non solo un nuovo modo di insegnare ma una nuova società. La rivoluzione pedagogica della gratuità è una sfida possibile.”

LUIGI ALICI nella sua relazione affronta in maniera dettagliata ed approfondita il tema della educazione e formazione al bene comune. Eccone alcuni passaggi.
“…Papa Benedetto ci incoraggia a restituire respiro progettuale all’opera educativa, dinanzi alla crescente difficoltà che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori base dell’esistenza e di un retto comportamento, difficoltà che coinvolge sia la scuola sia la famiglia e si può dire ogni altro organismo che si prefigga scopi educativi. Dinanzi alla difficoltà di proporre ai più giovani e trasmettere di generazione in generazione qualcosa i valido e di certo, delle regole di vita, un autentico significato e convincenti obiettivi per l’umana esistenza, sia come persone sia come comunità – afferma il Papa – l’educazione tende a ridursi alla trasmissione di determinate abilità,  capacità di fare, mentre si cerca di appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratitudini effimere. Così sia i genitori sia gli insegnanti sono facilmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi  e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata. Per non lasciarci sedurre da questa scorciatoia, dobbiamo restituire all’educazione la sua fondamentale finalità formativa: secondo il Papa scopo essenziale dell’educazione è proprio la formazione della persona per renderla capace di vivere in pienezza e di dare il proprio contributo al bene della comunità….”

“…La situazione del nostro Paese richiede un più incisivo impegno da parte i tutti, per sostenere con forza il primato della formazione e dell’educazione e questo esige “un rilancio dell’idea stessa di educazione, della sua natura e delle sue finalità…”.

“…La politica, oggi già indebolita da una preoccupante incapacità di elaborare progetti alti e unificanti, cerca di disimpegnarsi dinanzi a questa sfida, assecondando, di volta in volta, ora il populismo demagogico di campagne fondamentaliste e moralizzatrici, ora un neutralismo solo apparentemente al di sopra delle parti, che finisce con il considerare persino il patrimonio valoriale e normativo della Carta costituzionale come un inciampo ingombrante per una convivenza multiculturale…”

“…Non possiamo nemmeno chiudere gli occhi, peraltro, dinanzi ad un Paese a due velocità, diviso da un solco sempre più profondo fra nord e sud, fra cittadini e classe dirigente, fra società virtuale e società reale. A questo Paese, sedotto da messaggi e da modelli che ostentano senza pudore l’idolatria del benessere individuale e a buon mercato, che guarda con disaffezione crescente alla stanchezza e a volte all’impotenza della politica, dobbiamo rispondere con un impegno alto di elaborazione culturale e di passione civile, ma anche con una straordinaria e tenace stagione di buona seminagione educativa, che è il modo migliore per investire in futuro, per il bene di tutti…”


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