LA COERENZA non è più una virtù

ARTICOLO TRATTO DAL N. 6 del 2008 DE IL PUNGIGLIONE
Il tema della coerenza sembra oggi passato di moda. D’altra parte in una società sempre più basata sull’apparire anziché sull’essere, la coerenza – legata necessariamente più al modo di essere, ossia ai comportamenti concreti – non può che passare in secondo piano.
Anche in politica, anzi soprattutto in essa, il tema della coerenza è considerato obsoleto, o addirittura un impiccio. Nessun politico oggi si pone concretamente l’obiettivo di essere coerente. Eppure, tra le cause di una crescente sfiducia collettiva nella politica e nei politici, l’incoerenza tra ciò che viene detto e quello che viene effettivamente praticato, non può non avere una sua decisiva influenza. Tante volte si sente la frase “conta poco quello che dicono – riferita ai politici – tanto fanno sempre tutt’altro”.
Ma perché i politici non si pongono questo obiettivo? Innanzitutto perché la coerenza premia solo nel medio o lungo periodo; essa infatti ha bisogno di prove concrete perpetrate nel tempo, ed oggi qualsiasi politico punta ad ottenere consensi solo nel breve periodo. Anzi, con il meccanismo dei sondaggi, si cerca di ottenere (con effetti annuncio, eclatanti, ma spesso puramente propagandistici) consensi nel brevissimo periodo, quasi immediati. Questi effetti annuncio sono tanto più efficaci quanto più sono “roboanti” e spesso conseguentemente anche irrealizzabili in poco tempo. In questo caso si gioca molto sul fatto che la gente ha la “memoria corta”, complici anche i mass-media, e non mette mai a confronto ciò che è stato annunciato, con ciò che poi viene effettivamente realizzato.
Sulla sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni, ad esempio, ho sentito delle analisi interessanti ed anche sufficientemente convincenti, ma non ho mai visto un atteggiamento che prendendo atto di ciò, dicesse di volersi comportare in maniera coerente a tale analisi. E’ come se ci si fermasse un attimo prima, per paura che un atteggiamento coerente porti a delle azioni sgradite: dimissioni, cambio di rotta, ammissione di errori. La coerenza, diventa spesso un tabù da non evocare, perché può comportare mettersi concretamente in discussione, una cosa che nessuno intende fare.
Eppure, anche in politica, la storia dimostra che la coerenza paga sempre, perché anche se la gente sembra apparentemente distratta e non invoca più la coerenza dei comportamenti, come sarebbe suo diritto, nel profondo della propria coscienza, prima o poi riconosce il merito della coerenza a chi la pratica. Sarà un retaggio della cultura cattolica, o del senso di responsabilità civica, in passato molto più presente di oggi, ma prima o poi avviene.
Allora, a mio avviso, se si vuol rifondare la politica, ricreando la fiducia delle persone in questa importante funzione sociale, non si può non ripartire che dalla coerenza tra ciò che si affermano essere i propri obiettivi e ciò per cui si lavora concretamente, rifiutando quelle mediazioni, che in politica sono la prassi, che contraddicono, appunto, ciò che si è affermato di voler perseguire. Io sono convinto che questa sia la “strada maestra” da percorrere, anche se porterà frutto nel medio o lungo periodo. Tutto il resto sono scorciatoie che non ridaranno dignità alla politica, condannandola viceversa ad essere il “servo” di altri poteri ben più forti. Quindi torniamo a chiedere ai nostri politici questa virtù; potrebbe contribuire a cambiare le cose molto di più di quello che si pensi. Noi di Bene Comune ci adopereremo in tal senso.


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