Cittadinanza a Peppino Englaro

Sono stato molto titubante se intervenire su questa questione ma ho ritenuto onestà intellettuale aprire anche questo dibattito e magari trasferirlo nel nostro sito. Credo sia  negativo che tra di noi si glissi su questo tema che ha visto comunque il nostro gruppo intervenire in consiglio comunale. Da una parte posso dire che sono stato davvero contento di liberare “Fano 5 stelle” dalla mia persona, non sarebbe stato compatibile, ma  sento anche la necessità, sull’argomento, di giungere, come abbiamo fatto  spesso, ad una posizione se non unitaria, almeno condivisa. Credo siamo chiamati, anche se il voto è passato, ad  offrire una nostra valutazione, mi verrebbe da dire una “testimonianza”  sulla questione. Non solo sulla cittadinanza onoraria, la cui posizione espressa da Luciano in Consiglio è assolutamente condivisibile, ma anche in merito allo specifico: il riconoscimento del valore”esemplare” dell’operato di  Peppino Englaro sulle vicende della figlia. Personalmente sento che le questioni sono due: La prima inerente al suo impegno civile, la seconda, relativa ai contenuti della sua lotta, sulla quale temo, come ho detto,  si sia “glissato”un po’. Io penso che  se per quanto riguarda la prima questione non si può non riconoscere lo spessore umano e sociale del suo “comportamento”, sulla seconda questione, la necessità di alcune precisazioni e distinguo, non mi permettono di riconoscere il suo operato come un  “esempio condiviso”. Io posso, per esempio,  dare la vita,  i soldi, tutto il mio tempo, io posso esprimermi con la massima coerenza ma se ciò per cui lotto non ha valore “significativo”, tutto il castello cade. Il tema, anche questo detto chiaramente da Luciano in consiglio, si bilancia tra la questione dell’accanimento terapeutico e la morte indotta con l’eutanasia, polarizzazione su cui ovviamente io non ho dubbi, non so voi. Credo che tutta la vicenda di Eluana e suo padre non abbia ancora espresso tutta la vera realtà dei fatti e pur nel massimo rispetto della vicenda umana di un padre, non ci può garantire che l’operato che questi ha tenuto, abbia quegli elementi di trasparenza e chiarezza da essere ritenuto  un modello civile e sociale. Mi sembra inoltre che non si debba ignorare che questa iniziativa consigliare  ha un evidente significato “di provocazione”, come chiaramente espresso da Mascarin, che travalica l’iniziativa stessa. Una  provocazione culturale ed esistenziale a cui credo  si debba dare  una chiara risposta sul rispetto della vita e della persona. Quello aperto da Samuele è chiaramente un dibattito su questioni ben più “generali”,  proprio per questo ignorarlo non soddisfa il dovere cristiano della carità.
Carlo –