La nuova giunta Aguzzi ed il rimpasto della paura

<<Il rimpasto della giunta ha spiazzato l’opposizione>> è questo il trionfo del sindaco (sempre più capopopolo e sempre meno sindaco). Spiazzati? E perché mai? E’ da un anno e mezzo che l’Aguzzi 2 ci insegna che non c’è mai limite al peggio.

Così il rimpasto è in realtà lo spesso strato di cerone che l’attore di teatro usa, abitualmente, per evidenziare la propria maschera e per nascondere il volto reale. In più si umilia l’unico assessore che aveva saputo contraddistinguersi nelle due giunte Aguzzi e che stonava palesemente con il grigio del resto del belletto. Per lui tre colpe gravi (almeno per questa politica da basso impero): cercare sempre il dialogo con tutti gli attori del suo settore, essere stimato anche da chi la pensava diversamente da lui, non essere un delfino di Carloni.
Si aggiunga inoltre che appena due settimane fa Aguzzi aveva dichiarato che il rimpasto era motivato dalle questioni nuove sorte su Aset e Sanità: così si è sostituito l’assessore alle Politiche Giovanili e quello al Turismo! Ma assai spesso la logica della paura è la schizofrenia: così è per una giunta spaventata anche della sua ombra. Figuriamoci della democrazia (l’incontro voluto a porte chiuse con il rappresentante Nestlé è sintomatico di un malessere profondo).
Ma cosa spaventa tanto, fino alla paralisi, una giunta che appena un anno e mezzo fa era stata acclamata in modo trionfale? Forse gli spettri che aleggiano su di lei. E se non si è sicuri di essere nel giusto gli spettri mettono una paura reale. Nel nostro caso sono tanti: un Prg la cui validità è in seria discussione; la questione Duomo: esempio di una gestione pessima e poco trasparente degli appalti; il caso Cigna: che potrebbe presto rivelare nuovi inquietanti particolari; una verifica ispettiva che se per disgrazia dovesse ricevere conferma della sua validità rivelerebbe un operato di sotterfugi e magagne e condizionerebbe le future amministrazioni di Fano per i prossimi decenni. Al contrario si sta distinguendo per le politiche impopolari o assenti: la “tassa sulla lettura” alla biblioteca (attuata con pochissima lungimiranza, dato che la biblioteca non è un feudo ma un sistema integrato), l’ecotassa Aset per mancato raggiungimento degli obiettivi sulla differenziata, lo stato pietoso di abbandono e degrado di strade e monumenti. Oppure per i piccoli scandali (più o meno gravi) che hanno coinvolto alcuni suoi esponenti o per dichiarazioni autoreferenziali in cui giustificare se stessi e il proprio operato. Oppure ancora per l’estro artistico nella colorazione delle luci di alcuni semafori.
Per questa paura il maquillage non è un rimedio. Serve un cambio di rotta. Cambio di rotta che da oggi pare ancora più improbabile. Auguri comunque ai nuovi assessori. Con una speranza per Serfilippi (Santorelli oramai abbiamo imparato a conoscerlo per la conduzione dei consigli comunali tutta schiacciata sulle esigenze della giunta): di avere il coraggio di attuare con gli uffici del suo ambito (dotati di un personale assai valido) quel dialogo che i suoi predecessori non hanno mai voluto avviare.


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