Dalla Fano dei bambini alle notti bianche

Dalla Fano dei bambini alle notti bianche, il percorso di una città che ha avuto eccellenze nelle politiche sociali e che ha rinunciato a qualsiasi istanza educativa.
Quello che sento dire questi giorni:” mai avrei pensato che sarebbe accaduto anche a Fano!” Lo stupore di una popolazione che credeva di avere messo le basi per una società di relazioni, di rispetto ed accoglienza . Cosa sta succedendo nella nostra comunità. Io penso che se una classe dirigente perde il senso di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni ha perso il senso del proprio ruolo, ma direi di più la sua dimensione esistenziale. E quindi non è irrilevante che in tutti questi anni, nella nostra città, progetti di grande spessore siano stati progressivamente annullati. “Fano città dei bambini”, “il progetto adolescenti”, sono state non solo iniziative che hanno resa famosa la nostra città nel territorio nazionale, ma sono state anche proposte capaci di suscitare un nuovo pensiero, binari per un nuovo modello di città e di società. Ci piace spesso ripetere che se una città è a misura di bambino e una città per tutti. Credo che aver abbandonato queste iniziative ed aver scelto eventi come quello che stiamo descrivendo in questi giorni, o che abbiamo vissuto anche negli anni passati, basti pensare alla festa de Trimalcione nella Fano dei Cesari, ha un nome ed un cognome ed ha, secondo noi, una grave “responsabilità” politica. Non può pertanto non stupire la pervicacia con cui le categorie dei commercianti persistono a sostenere il valore di tali iniziative. Siamo consapevoli del momento di crisi economica che sta attraversando il nostro paese in questo periodo, ma non possiamo per questo immolare le nostre giovani generazioni.
Carlo De Marchi Presidente di Bene Comune

 


Commenti

Una risposta a “Dalla Fano dei bambini alle notti bianche”

  1. Avatar roberto rivosechi
    roberto rivosechi

    Dopo essere incappato sullo speciale di Fanotv sulla “Notte bianca” organizzato dal Pdl locale, queste riflessioni di De Marchi mi ridanno un poco di serenità. Ma l’indignazione (più che indignazione, senso di impotenza e amarezza per giovani amministratori che si sono formati nella nostra scuola pubblica. Stia tranquillo B. questa è la prova provata che non si “inculca”) resta. E’una valutazione ultraliberista e mercantilista di ogni aspetto della convivenza a qualificare la loro dimensione esistenziale. E’ proprio questa dimensione, di cui ci sentiamo, noi anziani, in qualche modo responsabili, a sostanziarne l’agire e la responsabilità politica. Di conseguenza lo sviluppo della città e la lotta alla crisi economica passano esclusivamente da iniziative di corto respiro a vantaggio di alcuni e a danno del “bene comune”, della collettività e della sua crescita effettiva.

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